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nov 13 2007

De Canio-Qpr, una scelta indovinata

La decisione di volare in Inghilterra per provare un’esperienza nuova e l’inizio in perfetta media inglese, fanno ben sperare in un futuro roseo per il Qpr. Luigi De Canio ha spiegato a TgCom i perché della scelta e il progetto Briatore-Ecclestone: "Qui c’è una cultura sportiva unica – ha detto – L’idea è quella di restituire una dimensione adeguata a questo club". Sulle vicende italiane: "La nostra società è allo sbando".

E’ andato via dall’Italia per inseguire il sogno che molti allenatori conservano nel cassetto. L’Inghilterra, un calcio nuovo, anche nella sua accezione di cultura sportiva, e un’esperienza pronta ad arricchire il bagaglio tecnico-tattico già maturato in Italia, negli ultimi anni alla guida di Udinese, Napoli, Reggina e Siena. Luigi De Canio ha sposato il progetto stilato da Flavio Briatore e Bernie Ecclestone che hanno scelto il tecnico lucano come pilota di una squadra che vuole tornare in Premier League e assicurarsi un futuro degno della pluricentenaria storia di questo club. L’allenatore, che non ha voluto parlare del rapporto tra squadra e proprietà, non si è certo tirato indietro ed ha iniziato l’avventura londinese con l’entusiasmo e la dedizione al lavoro che da sempre lo contraddistingue.

Mister, allora, un avvio con una vittoria, una sconfitta e un pareggio. Si aspettava di meglio?
"Diciamo che da un punto di vista dei risultati sono in perfetta media inglese. Scherzi a parte, il primo bilancio non può che essere positivo da un punto di vista tecnico-tattico. Sto affrontando una realtà nuova, sono qui da poco tempo e posso dire che il rendimento della squadra è molto buono".

Il Qpr ha stilato un programma a medio-lungo termine, può spiegarci in concreto di cosa si tratta?
”Innanzitutto l’obiettivo, in questa stagione, è quello di salvare la squadra e poi nella prossima dargli una dimensione adeguata alla sua storia. Ma è compito prioritario buttare le basi per un futuro importante”.

Ha mai pensato di contattare, per la sua squadra, qualche calciatore italiano, magari un giovane promettente, Pellè è finito addirittura in Olanda.
”Se ci fosse questa possibilità perché no. Mi rendo conto delle differenze che ci sono col calcio italiano e bisogna valutare anche le possibilità che verranno alla luce. Qui c’è un’altra realtà ma se potessi valorizzare qualche ragazzo italiano sarei felice”.

Che differenze ha riscontrato con il calcio italiano?
”Ritengo che sia più o meno tutto uguale, almeno sotto il profilo della disciplina tattica. Ovvio ci sono delle diversità, come ad esempio, la fisicità e il vigore atletico tipico del calcio inglese. Ho incontrato tuttavia un buon livello per quanto riguarda la qualità di gioco. Poi a livello ambientale qui è tutta un’altra cosa. Il calcio si vive con una civiltà e una cultura straordinarie. Credo ci sia molto da imparare”.

A proposito di civiltà, come ha vissuto ciò che è accaduto in Italia e che considerazioni trae da questa nuova tragica vicenda?
”Penso che ci sia da scindere le cose. Da una parte c’è il dispiacere per la famiglia di un povero ragazzo ucciso da un poliziotto a causa di una tragica fatalità. Dall’altra c’è l’atteggiamento dei tifosi, inspiegabile, che si incontrano per strada, danno vita a risse e a comportamenti che mostrano un malessere innanzitutto sociale. Il calcio giocato non c’entra ma bisogna intervenire in maniera dura nel totale rispetto di chi vuole partecipare a questo sport. Occorrono punizioni esemplari perché c’è troppa tolleranza. Il problema è a monte. Nelle scuole abbiamo abbandonato l’educazione civica, i ragazzi crescono con la consapevolezza che tutto gli è concesso. C’è bisogno di un intervento netto perché la nostra società è allo sbando”.
 

Articolo tratto da TGCom.